Il libro “Io sono il Barone Rosso” non è altro che il diario di Manfred von Richthofen, tenuto di suo pugno durante i mesi al fronte tra racconti delle azioni di guerra e riflessioni sul volo e sulla natura umana.
Manfred Albrecht Freiherr von Richthofen nasce nella polacca Breslavia, oggi tedesca, il 2 maggio 1892. Discendente da una famiglia dell’antica nobiltà prussiana, ne eredita il titolo di barone in quanto primo figlio maschio del maggiore Albrecht e di sua moglie Cunegonda.
A nove anni si trasferisce con la famiglia nella tenuta di campagna, dove manifesta un grande interesse per l’avventura e per la caccia. Ad 11 anni frequenta la scuola militare di Wahlstat dove si distingue nelle attività ginniche. Successivamente entra nell’Accademia Militare Reale ed a 20 anni ottiene i gradi di Tenente di Cavalleria.
Partecipa alla Prima Guerra Mondiale con la Cavalleria, ma durante alcune operazioni militari resta bloccato per alcuni mesi a Verdun con il suo reggimento. Si lamenta con il Comando Generale, vuole svolgere un ruolo più attivo e determinante. Riesce così a farsi trasferire nell’Aeronautica Militare Imperiale, inizia le operazioni come osservatore su un Albatross pilotato dal suo amico Holck. Agli albori della guerra, il mezzo aereo non era ancora concepito come mezzo di attacco, ma svolgeva solo funzioni di ricognizione o di supporto per l’artiglieria.
Nel 1915, spinto dall’ambizione, decise di diventare pilota: il primo atterraggio da solista fu un disastro, distrusse l’aereo, dopo 15 giorni decise comunque di sostenere l’esame ma fallì. Dopo aver effettuato un addestramento di 25 ore di volo a Berlino, riuscì a passare l’esame ed a diventare pilota da combattimento.
Il 1° ottobre del 1915 incontra casualmente, a bordo di un treno, Oswald Boelcke, il padre dell’aviazione militare tedesca; Boelcke fu il primo a formalizzare le regole del combattimento aereo, che chiamò Dicta Boelcke. Questo incontro gli cambierà la vita perchè sarà proprio Boelcke che nel giugno 1916 lo inviterà a far parte del suo Stormo da Caccia. Nel frattempo, nell’aprile 1916, Manfred ottiene la sua prima vittoria abbatendo un Nieuport sul fronte di Douamont; l’aereo però cade tra le linee francesi e l’abbatimento non gli fu riconosciuto.
Nel settembre 1916, dopo essersi trasferito nello stormo di Boelcke, ottenne la sua prima vittoria ufficialmente riconosciuta: costrinse un aereo inglese all’atterraggio nei pressi di Cambrai.
“Il mio inglese virava di qua e di là, spesso attraversando le mie raffiche. Che ci fossero anche altri inglesi nello stormo che potessero venire in aiuto al loro camerata in pericolo, non mi venne in mente. Il pensiero era uno solo: “Accada ciò che vuole, ma devi cadere!” Ecco, finalmente, il momento propizio. L’avversario sembra avermi perduto di vista e vola in assetto normale. Mi basta una frazione di secondo per piazzarmi in coda. Una breve raffica dalla mia mitragliatrice. Gli sono così vicino che ho paura di speronarlo. Improvvisamente vedo che l’elica dell’avversario non gira più. Colpito! Il motore era fermo e il nemico doveva atterrare entro le nostre linee..”
Nel novembre del 1916 abbatte il suo sedicesimo nemico, e viene insignito della massima onoreficenza tedesca, “Pour le mérite“, conosciuta anche come “The Blue Max” [ The Blue Max è anche il titolo del film di John Guillermin, in Italia è conosciuto come “La caduta delle aquile” – bellissimo, ne consiglio la visione!].
Tra le prime 16 vittorie è da ricordare quella contro il Maggiore Lanoe Hawker, che Richthofen paragona, per notorietà, ad Immelmann.
Max Immelmann, soprannominato l’Aquila di Lille, fu il primo asso tedesco della Grande Guerra, ed è colui che ha dato il nome alla famosa manovra acrobatica, virata Immelmann.
Pour le Mérite
Ernst Udet
Hermann Göring
Lanoe Hawker
Max Immelmann
Oswald Boelcke
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